La sostenibilità è negli occhi di chi la guarda

L’imprenditore illuminato lascia il segno: il Villaggio Crespi d’Adda, la Borgata Leumann a Torino ma ancora il magnate Rossi a Schio, solo per citarne alcuni. Oggi quel segno possono e devono lasciarlo le imprese sostenibili.

Una sostenibilità che è sempre più sinonimo di competitività; una azienda responsabile ha un reale e tangibile vantaggio – non solo reputazionale – sul  proprio mercato. Operare entro perimetri etici e rispettosi significa produrre redditività solida e proiettata nel lungo termine, cosa alquanto improbabile se si ragiona in termini di massimo rendimento esaurendo il pianeta o abusando dei contesti sociali.

La piena consapevolezza del ruolo che un impresa svolge deve essere posta al centro della cultura gestionale. Non esiste azienda che abbia agito irresponsabilmente senza saperlo e ‘riconvertire’ la propria produzione in tal senso è il più bel segnale di un cambiamento strutturato.

La sostenibilità vivrà e prospererà solo se accompagnata da una convenienza tangibile; mettere a reddito questo fattore non solo è possibile ma anche dovuto. Il mercato è pronto a premiare aziende virtuose, e non vale solo per consumatori o dipendenti ma anche per investitori, finanziatori e istituzioni che stanno iniziando ad accompagnare – e valutare – una economia più a misura d’uomo.

La sostenibilità, o per meglio dire l’etica applicata secondo la propria matrice gestionale, è impalpabile, non si studia, non ha un modello né codici esecutivi, è un modo di interpretare la propria azienda in armonia con circostanze ed ambiti di attività. E’ negli occhi di chi la guarda e di chi governa l’impresa. In Italia abbiamo un numero considerevole di aziende anche piccole che da anni già rendicontano il loro impegno socio-ambientale, quindi si !, ogni azienda deve puntare ad acquisire quella che ci piace definire la dote competitiva connessa ai modelli comportamentali.

La Biblioteca del Bilancio Sociale, dal 2014, è il punto di incontro per le imprese, un laboratorio di studio assieme ad Aida Partners (BBSLAB sta sviluppando un algoritmo per valutare i bilanci di sostenibilità dal punto di vista dell’efficacia della comunicazione), un network che valorizza e promuove la lettura dei contenuti dei bilanci di sostenibilità. Grazie ad un accordo con Askanews e Sole24Ore BBS accompagna le imprese nella divulgazione dei contenuti sostenibili e nel momento di presentazione del documento attraverso dei veri e propri ‘lanci d’agenzia’. BBS è un centro documentale di riferimento per tutti coloro che nel tempo impareranno a conoscere e valutare in via ragionata tutte le informazioni contenute in queste relazioni.

BBS offre un palcoscenico alle aziende virtuose per condividere esperienze e storie, poiché alla sostenibilità sono sempre legate storie e racconti di straordinario interesse per tutti.

 

 

 

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Il mercato delle informazioni sulla sostenibilità è in rapida crescita ma solo se risultano rilevanti ed attendibili. Molte le modifiche integrative

Operative le nuove misure per il ‘reporting di sostenibilità’; il termine ‘non finanziario’ è in pensione da cui – oltre a varie e specifiche integrazioni – si intuisce la differente visione sul significato ed utilizzo.  Le novità fanno sostazialmente riferimento al documento conclusivo delle consultazioni passate (leggi articolo) e per cominciare si estende il perimetro delle aziende ‘obbligate’ abbassando il numero dei dipendenti a 250 che siano quotate o meno.

Per quanto riguarda l’accesso a queste informazioni si parte dal contenuto che dovrà rispettare anche parametri di qualità intesa come capacità narrativa del documento che dovrà restare reperibile tanto quanto il bilancio d’esercizio con l’obbligo di renderlo disponibile in formato digitale secondo uno standard predefinito (ESEF) nonché essere depositato nella banca dati ESAP European Single Access Point. Documenti nella globalità sia retrospettici che prospettici.

Rileviamo alcuni spunti:

  • la condivisione/discussione delle informazioni con i rappresentanti dei lavoratori (vedi qui) le cui opinioni devono essere riferite e discusse con i vertici d’impresa.

  • Alzato il tiro sul controllo della catena di fornitura (vedi qui) se per 3 anni l’impresa assoggettata all’obbligo di rendicontazione di sostenibilità non riesce ad ottenere informazioni dalla propria catena di fornitura, dovrà spiegare e giustificare

  • La doppia rilevanza (o materialità) delle informazioni, ossia anche ‘il modo in cui le questioni di sostenibilità incidono sull’azienda’

  • Ultima, e forse più stimolante, la comunicazione delle risorse immateriali da cui suggeriamo una lettura del punto 32 (vedi qui)  della direttiva rivista.

Entro giugno 2023 l’UE emanerà propri standard di reporting di sostenibilità (ESRS)  e nei dodici mesi successivi le integrazioni per quanto riguarda specifici settori produttivi (finalmente si faranno sostanziali distinzioni in funzione dell’impatto socio-ambientale relazionato al comparto produttivo o di servizi) e PMI. Gli standard europei saranno differenziati e semplificati per le PMI quotate.

 Tabella di marcia considerando che gli Stati Membri avranno 18 mesi di tempo per il recepimento della normativa nei propri ordinamenti giuridici:

  • nel 2025, comunicazione sull’esercizio finanziario 2024 per le imprese già soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario

  • nel 2026, comunicazione sull’esercizio finanziario 2025 per le grandi imprese attualmente non soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario

  • nel 2027, comunicazione sull’esercizio finanziario 2026 per le PMI quotate (a eccezione delle microimprese), gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive

  • nel 2029, comunicazione sull’esercizio finanziario 2028 per le imprese di paesi terzi che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di EUR nell’UE, se hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE che supera determinate soglie


Sostenibilità in evidenza

 
 

Ecco l’elenco (SCARICA QUI IL FILE) delle imprese che a novembre hanno depositato – tutte sotto standard GRI – la loro rendicontazione non finanziaria relativa all’anno 2020 in CONSOB

Sono 210 di cui il 20% – 42 soggetti –  ha optato per integrare, pur in modo evidenziato e distinto, queste informazioni nella relazione di gestione.

16 le aziende virtuose che hanno depositato il documento a titolo volontario, non rientrando nei parametri dell’obbligatorietà voluta dalla direttiva e qui le elenchiamo: Acque Venete, Aimag, Alba Leasing, Assimoco, Cassa Centrale Raiffeisen Alto Adige, Comer, Feralpi, Gedi, Gruppo Torinese Trasporti, Ima Illimity Bank, Infrastrutture Wireless Italiane, Massimo Zanetti Beverage, Novamont, Techedge e Università Tor Vergata

Riccardo Taverna, Direttore Economia Civile & Sostenibilità Aida Partners

Classificare gli stakeholder sulla base di “impressioni” personali. L’analisi di materialità realizzata a tavolino. Non spiegare il motivo per cui gli obiettivi non sono stati raggiunti. Richiedere ai consulenti di realizzare il bilancio senza “disturbare” l’azienda. Stendere un sottile velo di omertà per “coprire” le inefficienze o gli inciampi dell’azienda. Addomesticare i dati che secondo l’azienda possono danneggiarne l’immagine.

No, queste non sono le linee guida per realizzare un innovativo Bilancio di Sostenibilità.

Sono, invece, i sintomi di un malcostume che si sta diffondendo tra le imprese: produrre una vera e propria brochure camuffata da bilancio che racconti quanto in azienda tutto sia bello e sostenibile. Il Bilancio di Sostenibilità, che dovrebbe essere un documento che rendiconta agli stakeholder, partendo da ciò che è per loro rilevante, gli aspetti positivi e le aree di miglioramento dell’impresa oltre ai suoi impatti economici, sociali e ambientali sta diventando un documento autoreferenziale e poco credibile. Continue reading