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La ricerca finanziata da Hera e discussa l’8 maggio in un lunch meeting di Impronta Etica. Chi adotta un bilancio di sostenibilità ha una dimensione maggiore, una redditività maggiore e tassi di crescita superiori

Sostenibile, allora grande. Sembra questa la relazione che si stabilisce nelle aziende che hanno un bilancio redatto secondo i parametri del Gri. Una sorta di principio di causa-effetto che ha impatti non solo qualitativi (la trasparenza), ma quantitativi. Chi adotta un bilancio di sostenibilità ha, infatti, una dimensione maggiore (in termini di patrimonio, valore della produzione, totale attivo e utile netto), una redditività maggiore (più del doppio di ebitda margin) e tassi di crescita superiori (valore della produzione ed ebitda margin).

A dimostrare questa forte relazione che intercorre tra performance economica e di sostenibilità è lo studio “Responsabilità sociale d’impresa e performance aziendale” commissionato dal Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Bologna (e finanziato da Hera, nell’ambito del progetto “Corporate social responsibility e competizione di mercato” e discusso in un lunch meeting di Impronta Etica lo scorso 8 maggio.

Lo studio empirico ha analizzato le performance finanziarie di 122 aziende italiane e 808 aziende europee (vedere l’articolo successivo) per un periodo di otto anni e restringendo il campo a quelle realtà che hanno un fatturato maggiore di 1 miliardo e più di 250 dipendenti. Il risultato è stato più che chiaro. In soldoni, maggiore è la propensione delle aziende alla rendicontazione di sostenibilità, maggiore sarà la loro performance economica.

Guardando allo studio sul versante italiano, al centro dell’indagine sono finite principalmente società che producono prodotti o servizi per altre imprese (24 aziende), grande distribuzione (27 aziende), servizi pubblici (15 aziende) e società di beni e servizi destinati al consumo (16 aziende). Ed è emerso che i settori in cui sono più presenti aziende che pubblicano bilanci di sostenibilità sono quelle dei servizi pubblici (88%), automobilistico e petrolifero (38%).

In questo quadro, le aziende analizzate hanno in media 2,1 miliardi di euro di patrimonio netto e 6,8 miliardi di attivo totale (media 2003- 2010), ma questi valori sono sensibilmente maggiori per le aziende che pubblicano un bilancio di sostenibilità. In particolare, per aziende di grandi dimensioni (Eni, Enel, Ferrovie dello Stato, Telecom e Edison). Valori più elevati si riscontrano per il settore servizi pubblici (8,3 per patrimonio netto e 26,2 per il totale attivo), petrolifero (5,9 e 14,6) e beni e servizi al consumo (7 per il totale attivo).

Per quanto riguarda i profitti, le aziende analizzate hanno in media 4,5 miliardi di valore della produzione e 0,1 miliardi di utile netto (media 2003-2010). Ma, anche in questo caso, i valori più elevati si riscontrano per chi ha rendiconti Gri nel settore automobilistico (5 per valore della produzione), petrolifero (15,1 per il valore della produzione e 1,0 per l’utile netto) e servizi pubblici (10,3 e 0,6). Analoghi i risultati sul fronte dei margini.

Le aziende analizzate hanno in media un rapporto tra margine operativo lordo e fatturato del 16,1% e un Roce dell’8,9% (media 2003-2010). Ma appunto per chi ha bilanci di sostenibilità l’ebitda margin e il Roce sono rispettivamente pari al doppio e superiore di 2 punti percentuali alle aziende che non lo pubblicano. Sul podio i servizi pubblici (24,3%), il settore petrolifero (19%), e quello di beni e servizi al consumo (17,2%).

Sofia Fraschini