Sostenibilità un esercito di 9 Milioni
Il 18% degli italiani ha un atteggiamento positivo verso le pratiche rispettose dell’ambiente e dei diritti sociali. Ma c’è confusione sulle cause del riscaldamento globale: il 29% considera il fenomeno anche come un effetto delle calamità naturali.
Sono studenti, impiegati o insegnanti con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, un alto titolo di studio, e in prevalenza donne. Vivono soprattutto nel Nord Ovest dell’Italia, in un nucleo familiare di 3 o più persone. È questo l’identikit di quel popolo di “appassionati” della sostenibilità sempre più attento ad adottare stili di vita rispettosi dell’ambiente e dei diritti sociali e convinto che a questi aspetti si debba guardare, anche in tempo di crisi.
Secondo un’indagine promossa da LifeGate in collaborazione con Eumetra, Unipol e Ricola, sono 9 milioni i cittadini (18% degli italiani) con conoscenza della sostenibilità, atteggiamento positivo verso le pratiche sostenibili, disponibilità d’acquisto di beni sostenibili anche a costi superiori. A loro si aggiungono altri 12 milioni di italiani (25% della popolazione) “interessati”, con un’attenzione “rilevante” alla sostenibilità: soprattutto 35-54enni, lavoratori dipendenti, imprenditori, liberi professionisti, con un elevato titolo di studio e nuclei familiari di 3 o più persone.
Andando ad analizzare le risposte alle singole domande, risultati interessanti emergono rispetto sulla conoscenza delle declinazioni di sostenibilità: se infatti circa 3 italiani su 10 hanno già sentito parlare e sanno cosa significano i concetti di sostenibilità ambientale, energetica e di sviluppo sostenibile, la percentuale scende rispettivamente al 17%, 16% e 14% quando si chiede loro se conoscono la casa, la mobilità e il turismo sostenibili. Il 56% degli intervistati non ha mai sentito nessuno dei termini: sono quella fetta di 27 milioni di italiani “disinteressati” alla sostenibilità, soprattutto pensionati o inoccupati, con un basso titolo di studio, almeno over 54.
Se ci si sposta ad analizzare i comportamenti, più del 30% degli intervistati approva le pratiche sostenibili, sia a livello nazionale, sia in città: in particolare, l’85% ha un atteggiamento positivo verso le energie rinnovabili e l’80% verso i mezzi pubblici; 3 italiani su 4 considerano giusta la raccolta differenziata e 1 su 3 è d’accordo con la riconversione di aree cittadine edificabili in zone verdi.
Nel privato è il 23% la quota di persone con un comportamento sostenibile effettivo, a cui corrisponde di solito un’elevata disponibilità all’acquisto di beni e servizi a basso impatto ambientale, anche a costo di pagare di più. In particolare, rispetto alla disponibilità di comprare green, i beni su cui c’è maggiore interesse sono le lampade a LED e gli elettrodomestici a basso consumo (rispettivamente 37% e 34%), mentre solo l’11% spenderebbe di più per acquistare un’auto ibrida o elettrica e solo il 6% per una vacanza sostenibile.
Una serie di domande approfondisce il rapporto tra crisi economica e sostenibilità: è giusto, chiede il sondaggio, occuparsi di rispetto dei diritti e dell’ambiente in una situazione di forte difficoltà economica? Qui i rispondenti si spaccano in due, con un 50% che ritiene ci siano cose più importanti a cui pensare e un 47% che invece considera la sostenibilità un aspetto da tenere presente; mentre il 3% preferisce non esprimersi.
Dall’indagine di LifeGate emerge anche un certo grado di confusione sulle cause del riscaldamento globale, tema di cui sui media si parla spesso, ma forse non sempre con la necessaria precisione: se infatti il 61% delle risposte attribuiscono la causa alle attività umane, il 29% considera il fenomeno anche come un effetto delle calamità naturali e il 17% risultato dell’innalzamento del livello dei mari.
Veronica Ulivieri