Appalti pubblici sostenibili, l’Italia è pronta?
Lidia Capparelli (Consip): «La novità della direttiva Ue è l’introduzione del criteri del life-cycle cost. In Italia abbiamo oltre 32mila stazioni appaltanti. L’innovazione deve essere accompagnata da un cambiamento organizzativo, se no fallirà»
La Csr sta per entrare negli appalti pubblici. La direttiva europea che obbliga a modificare i criteri per l’assegnazione di un bando (la 2014/24/UE) è in corso di recepimento (il disegno di legge 1678, attualmente è in discussione al Senato) e, quando diventerà legge, introdurrà il concetto del costo del ciclo di vita, facendo superare il parametro, che finora la fa da padrone, del prezzo più basso.
Un “salto” tecnico e culturale che sia da parte delle aziende sia da parte del pubblico non sarà facile fare. Come ha spiegato Lidia Capparelli, responsabile Green Public Procurement di Consip, nel corso del seminario “Csr e politiche pubbliche in tema di procurement” organizzato dal Csr Manager Network ha organizzato per gli associati l’11 giugno. «La vera novità della direttiva è l’introduzione dei criteri del life-cycle cost (Lcc) e del life-cycle assessment (Lca), cioè considerare tutte le fasi del ciclo di vita. Bisogna calcolare i prezzi di mantenimento e manutenzione, non soltanto il prezzo di acquisto, e anche le esternalità. E per farlo ci vogliono competenze specifiche. Attualmente in Italia abbiamo oltre 32mila stazioni appaltanti con una professionalità che lascia a desiderare. L’innovazione deve essere accompagnata da un cambiamento organizzativo, se no fallirà».
A che punto è la preparazione in Italia? «Finora – ha spiegato Riccardo Rifici, responsabile sezione certificazione ambientale e Green Public Procurement del ministero dell’Ambiente, intervenuto sul piano di azione nazionale in tema di acquisti sostenibili – sono stati adottai criteri ambientali minimi (i cosiddetti “Cam”) per tredici gruppi di prodotti e altri Cam sono in via di definizione. Esiste anche una guida per l’integrazione dei criteri sociali negli appalti pubblici (DM 6/6/2012 in GU n 159 del 10 luglio 2012). Ma bisogna approfondire perché la nuova normativa rappresenta un salto importante di impostazione e c’è da dire che nei Paesi Bassi su questi temi lavora un numero di persone dieci volte superiore rispetto all’Italia». E siamo indietro anche rispetto alla Germania, visto che per quanto riguarda l’illuminazione pubblica, in base a un dato fornito da Rifici, il consumo pro capite di energia elettrica e di 42 KWw rispetto ai 104 KWw degli italiani.
I Cam esistono, ma sono applicati in maniera limitata. Se lo fossero completamente, nell’illuminazione pubblica avremmo avuto un risparmio di soldi e di costi “esterni”. «Attualmente, l’Italia consuma 6 milioni MWh l’anno, che costano 1,35 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti 230 milioni per la manutenzione, per un di totale 1,5 miliardi. Utilizzando gli apparati previsti dal Cam 2013 abbiamo stimato un risparmio annuo di 500 milioni: in tre anni avremmo ripagato l’investimento (1.300/1.500 milioni). Senza considerare il calo di emissioni di Co2, polveri, Nox. Poi ci sono anche da calcolare i costi sanitari ed economici delle emissioni degli inquinanti, che però è complesso fare».
Il Socially responsible public procurement farà fare un salto sociale e ambientale a tutta l’Europa, se si considera che ogni anno, 250mila Pa europee spendono il 18% del Pil per l’acquisto di servizi e forniture. E la considerazione fatta da Rossella de Rosa del Segretariato Pcn – Punto di Contatto Nazionale Rsi/Ocse del ministero dello Sviluppo economico. «L’applicazione di criteri sociali e ambientali varrà lungo tutta la supply chain perché gli obblighi saranno validi anche per i sub appalti – ha detto – . Gli aspetti sociali, ambientali e del lavoro riguarderanno le singole fasi della procedura dell’appalto, ma non l’azienda. La Csr riguarda l’appalto, la Csr aziendale rimarrà una scelta».
Certo è che i Csr manager avranno molto lavoro da fare. «Il Network – ha detto il presidente Fulvio Rossi – sta lavorando a un position paper che accompagni il recepimento delle direttive Ue in tema di appalti e concessioni, con particolare riguardo alla considerazioni di aspetti ambientali e sociali. Il paper sarà integrato con le best practice di stazioni appaltanti, aziende fornitrici della pubblica amministrazione e aziende private che abbiano inserito criteri social e green nelle proprie procedure».
Fausta Chiesa