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Le informazioni non finanziarie entrano nel radar della Consob. Ma prima di arrivare al Regolamento attuativo, figlio della Direttiva europea recepita in Italia nel 2016 su questa sorta di bilancio sociale “rafforzato”, la Commissione metterà il testo in consultazione.

“Le intenzioni sono di pubblicare il documento entro giugno”, conferma Anna Genovese, commissaria Consob che segue in prima persona la normativa. Forse il tipo di attività che sente più vicino alla sua formazione: “E’ stato molto stimolante confrontarmi con una varietà di interlocutori con competenze anche molto diverse dalle mie. Per quanto mi riguarda, mi ha molto interessato seguire la produzione regolamentare della Consob”.

Ora il suo cavallo di battaglia è proprio il “bilancio sociale allargato” che sta per diventare un obbligo (scatterà con la chiusura dell’esercizio 2017) per le società quotate o che emettano obbligazioni vendute al pubblico, ma solo se contemporaneamente superano certe soglie dimensionali.

Insomma, le Pmi, ma anche società come Ferrero o Barilla resteranno fuori da quest’ambito: quante imprese dovranno sottoporvi il loro bilancio sociale?
“La stima è che ricadano nella disciplina circa 250 società. Altre potranno farlo su base volontaria e in questo caso si sottoporranno alle verifiche della Consob. Sanzioni comprese, se i controlli sull’attendibilità delle informazioni rese e la corrispondenza con la documentazione interna dell’impresa darà esito negativo”.

Le informazioni “non financial” diventano un bilancio a sé: sarà utile per limitare sfruttamento minorile, inquinamento, pratiche anti-concorrenziali?
“Credo sia una scelta felice, che servirà a fornire indicazioni preziose sulle politiche sociali effettivamente praticate dalle società. Questa disciplina può anche correggere certe distorsioni prodotte dalla globalizzazione: ad esempio chi delocalizza per non sottostare alle norme ambientali dovrà rappresentare tutto questo nel bilancio sociale. In applicazione della disciplina la società sarà chiamata a illustrare le scelte di responsabilità sociale fatte e se i suoi mercati di sbocco o di finanziamento hanno legislazioni più stringenti, può averne un danno reputazionale e a tendere anche economico”.

Dunque le informazioni non finanziarie potranno avere cascami importanti anche nelle scelte di investimento?
“Il fatto che gli investitori e i finanziatori dispongano di informazioni affidabili e comparabili sulla policy sociale di una impresa è utile per il buon funzionamento del mercato dei capitali perché fornisce elementi per valutare l’eventuale rischio reputazionale e la sostenibilità di lungo periodo dell’attività e questo è un modo per veicolare nei meccanismi societari di finanziamento dell’impresa certe valutazioni che fin qui erano state considerate estranee”.

Parlando di impatti ambientali, in futuro quindi ci saranno meno casi Ilva, ad esempio?
“La violazione di norme di legge dettate per le imprese in materia sociale o ambientale è cosa ben più grave, però la nuova disciplina che mira a valorizzazione le azioni positive messe in atto in questi ambiti può contribuire a contrastare fenomeni di questo genere. Di sicuro l’attenzione dell’impresa per le tematiche sociali e ambientali indirettamente cresce. Ed è un beneficio anche per il mercato finanziario “.

Negli ultimi anni la Consob è stata spesso sotto accusa per scarsa difesa dei risparmiatori: aggiungere il bilancio sociale ai suoi compiti non rischia di sviare l’attenzione?
“Non credo che ci sia una relazione tra aree di competenza che crescono ed efficacia della vigilanza che diminuisce. Semmai il contrario, grazie a sinergie che, a mio giudizio, in questo caso ci sono”.

La Consob ha avviato un processo di rafforzamento dell’organico, ma c’è in ballo anche una riforma organizzativa della Commissione. Che ha sollevato parecchie polemiche. Lei che opinione si è fatta?
“Esiste un piano strategico triennale, approvato nel 2016, che include tra l’altro l’adozione di una articolazione organizzativa in grado di perseguire con efficacia gli obiettivi anche attraverso una semplificazione della struttura gerarchica. Ma ogni considerazione che io possa avere riguardo a condizioni e concrete modalità di una riforma interna dell’Istituto va espressa nell’ambito dei lavori della commissione”.

(FONTE La Repubblica)

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